All’interno delle tecniche avanzate di elettroterapia, la TECARTERAPIA è un trattamento che accumula un patrimonio di comprovata efficacia. È basata sull’utilizzo di correnti elettriche ad alta frequenza, in grado di stimolare i tessuti in zone molto profonde.
È una tecnica con una storia di oltre 30 anni, che si basa sulla produzione di onde che producono un aumento della temperatura nella zona trattata ed è indicata per distorsioni, tendinopatie, strappi muscolari, contusioni, contratture, fratture, sovraccarichi o edemi in quanto consente di accelerare il metabolismo e l’assorbimento dell’edema.
Questo riduce drasticamente i tempi di recupero.
Quando si parla di Tecar terapia si deve porre distinzione tra le due modalità di applicazione:
- Modalità capacitiva: viene utilizzata per i tessuti più superficiali. .
- Modalità resistiva: permette di lavorare tendini, ossa e legamenti, cartillagini… Cioè, tutto ciò che ha meno contenuto “idrico” dei muscoli.
QUALI SONO I SUOI EFFETTI
L’applicazione di calore focalizzato nei tessuti profondi produce effetti biochimici per migliorare la permeabilità della membrana cellulare, nonché un aumento degli scambi ionici, e un aumento del microcircolo con maggiore vasodilatazione. Questo produce, infine, il miglioramento del riassorbimento venoso e linfatico.
In definitiva si ha una riduzione del dolore, un miglioramento della mobilità, la rigenerazione dei tessuti più rapidamente, la guarigione è accelerata e la fibrosi si riduce.
Ha il vantaggio di essere completamente indolore e non controindicata se non in casi molto specifici (Gravidanza e Pacemaker).
Di solito viene applicato in sessioni da 15 a 30 minuti.
Quali sono i processi fisiologici che si stimoliamo nel corpo per recuperare i tessuti danneggiati?
L’obiettivo è ottenere un’azione sulle cellule e stimolare la riparazione o la rigenerazione dei tessuti, controllando sia il dolore che il processo infiammatorio
Nella fase subacuta, cercheremo fondamentalmente di ridurre il dolore e l’ipertonicità, aumentando il flusso sanguigno, riducendo la viscosità e la densità della matrice e aumentando il tasso metabolico.
Nella fase cronica della lesione, ci concentreremo sul raggiungimento del recupero funzionale, per questo applicheremo la Tecar al fine di stimolare indirettamente l’attività cellulare (attraverso cambiamenti chimici e vascolari), oltre a facilitare la stimolazione di articolazioni, capsule e legamenti.
Qual è la modalità migliore (capacitiva, resistiva o una combinazione di entrambe) per ottenere i risultati desiderati?
La Tecar ha un potente effetto analgesico, antinfiammatorio, drenante, decontratturante, stimola la creazione di collagene, l’elasticità dei tessuti…
Pertanto, a seconda del sintomo o dei sintomi che vogliamo affrontare durante il nostro trattamento, utilizzeremo una tecnica o un’altra.
Useremo la modalità capacitiva per eseguire il drenaggio linfatico, per cercare un effetto analgesico, per ridurre il dolore, le neuropatie e l’ipertono muscolare.
Useremo la modalità resistiva per ottenere uno stimolo rigenerativo, l’osteogenesi, per la kinesiterapia, per il trattamento di contusioni organizzate (non calcificate), punti dolorosi, capsulite adesiva o retrazioni fasciali, per curare tendini e radicolopatie
Ovviamente è sempre importante tenere conto del tempo di evoluzione della patologia che stiamo affrontando.
Aspettative del paziente riguardo al suo processo di guarigione?
A volte, a seconda delle esigenze del paziente stesso, pianifichiamo sessioni di trattamento più, o meno, frequenti.
Se, ad esempio, sei un atleta che deve rientrare in gara il prima possibile o un lavoratore che non può stare in congedo per malattia, dovresti effettuare i trattamenti con maggiore frequenza (anche più sedute al giorno). Gli effetti ottenuti con i trattamenti si sommano con il passare delle sedute, se non lasciamo passare molto tempo tra una seduta e l’altra la ricaduta è meno pronunciata e la velocità di recupero è maggiore.
Ci saranno casi che richiedono un numero maggiore di cure, e altre patologie minori che con la metà si risolvono. Tuttavia, va tenuto presente che il corpo impiega del tempo per ristabilire la sua omeostasi e rigenerare i tessuti. Con la TECAR siamo in grado di accelerare questi processi, ma non è nemmeno conveniente sovraccaricarla.
Il tempo e la scelta della dose dipenderà da: lo stato cronico o acuto della lesione, la quantità di energia ricevuta da quel tessuto in relazione alla potenza emessa dall’apparecchiatura, la risposta del sistema vascolare del paziente, dipenderà anche dalla resistività del tessuto e dalla profondità del tessuto bersaglio.
Se teniamo conto di tutto quanto sopra, è facile giungere alla conclusione che non è corretto seguire un protocollo di trattamento standard per una determinata patologia, poiché i parametri da programmare per effettuare un trattamento di TECAR, variano in base a: la fase in cui si trova la lesione, le condizioni fisiche del paziente, il suo stato di salute generale, l’età, il sintomo che vogliamo affrontare.
Pertanto affidatevi sempre a personale qualificato. Mani e menti consapevoli fanno sempre la differenza.
Dott.ssa Falconetti Lucia